giovedì 5 settembre 2013

Luigi Marrone sul film: "Another Earth"

Ho visionato Another Earth. 
Considerazioni a caldo. 
Ci si può innamorare della luce che splende di dolorosa consapevolezza esistenziale negli occhi di lei. E dei suoni, della fotografia, dell'oro di suoi lunghi capelli - e della dolorosa, disumana consapevolezza che rifulge d'amore e compassione dappertutto. 
Ho lacrimato nel vederla stendersi accanto l'indiano sordo-cieco, sensorialmente isolato. 
Ho lacrimato alle lacrime di lui, dopo la cosciente necessità del perdono. 

Il dramma scoperchia la vastità del'Io interiore, e dell'inconscio, assurgendo a dimensioni di cosmo, di universo, di consapevolezze totalizzanti. Se la sincronicità fra i due Io, apparentemente divisi, viene spezzata nel momento in cui si osserva per la prima volta l'altra Terra, vuol dire che le due ragazze hanno visto l'altra Terra in momenti differenti. 
Che le possibilità deterministiche implodono nel momento in cui, consapevoli, ricongiungiamo io e l'Altro. In termini puramente filosofici-psicologici, il film inscena una palese esplicitazione del dialogo interiore con l'Io, che crea metaforicamente un altro da sé, altrove, avulso, nel film materializzatosi in un altra Terra. Quasi una parabola del trascendersi, nel senso di vedersi realizzati altrove, in un aldidlà al contempo che è qua, hic et nunc, dentro noi (ribadito a metà film dal vecchio cieco, non ancora sordo). 
E poi l'intento buddista di coltivare il silenzio interiore, scevro da ogni contaminazione del razionale, per giungere all'assenza di concetto e facolta concettualizzatrice. ... Avrei preferito che la luce, il suono della luce e quella fotografia e l'azzurro degli occhi di lei, non avessero storia conclusiva, ma fossero durati indefinitamente. 
Come in certi passaggi di puro vagare per poi metabolizzare la magnifica, splendida suggestione ambientale di The Last of Us.

 http://it.wikipedia.org/wiki/Another_Earth

lunedì 2 settembre 2013

Settembre e' un po' capodanno - Gli auguri di Luigi Marrone